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“La storia di questo nodo è significativa. Gordio era il nome di un contadino frigio che, grazie a una profezia, diventò re e fondò una città a cui diede il suo nome. L’agricoltore per gratitudine consacrò a Zeus il suo aratro, che aveva il timone annodato con un nodo complicatissimo. Scioglierlo era così difficile che si decise di dare l’impero del mondo a chi ci fosse riuscito. Passò di lì Alessandro Magno, aspirante imperatore, e non ci perse nemmeno dieci secondi: sguainò la spada e lo tagliò.

Questo gesto è stato molto amato da certa posterità sensibile ai gesti plateali, tanto che se oggi si dice nodo gordiano viene subito in mente Alessandro che sguaina la spada e zac. Del contadino, del suo aratro e della funzione simbolica di quel nodo difficile è sbiadita la memoria. Perché? Perché questi comportamenti brutali e presuntuosi di militari piacciono tanto? Forse perché sembrano contenere chissà quale saggezza (si pensi all’uovo di Colombo) e invece trasmettono solo l’idea banalotta che grand’uomo è chi non perde tempo coi beoti ma taglia, rompe, spacca con decisione.

Il messaggio del contadino-re tuttavia non era banale e può essere sintetizzato così: "Chi pretende il comando del mondo deve avere la pazienza, la costanza, la sensibilità e l’intelligenza che ci vogliono per sciogliere questo nodo". Messaggio di grande saggezza, finito come al solito nel nulla grazie a un colpo di spada.

E’ pur vero, però, che la metafora dello sciogliere nodi ha conservato una sua positività, e il genere umano non si è ancora estinto solo grazie a chi si è sempre battuto perché i nodi non vadano tagliati ma sciolti. Certo non è cosa che ci si può aspettare da eroi e navigatori, forse nemmeno da santi. E’ compito della gente di buona volontà ricominciare da Gordio e impedire l’ottuso ricorso dei furbi alla spada. La pace, alla fine, è il buon governo della complessità. La guerra è il trionfo criminale della semplificazione.”

 

Tratto da Micromega, n. 2, 2003 - Domenico Starnone: Bush e Gordio